In vista della pausa didattica che, tradizionalmente, nel nostro istituto segue le vacanze di Natale, la docente di Lettere ha chiesto agli studenti delle sue classi terze di individuare un argomento trattato nelle ore di letteratura italiana e di raccontarlo in un video di circa 5 minuti, anche per ripassare e consolidare quanto studiato nel primo trimestre. La professoressa ha anche richiesto la lettura ad alta voce di parti dell’opera scelta da ciascun alunno: un modo per calarsi nell’opera, per ascoltare e ascoltarsi in maniera autentica.
È così che è nato “Io lo spiego così”, in cui l’idea centrale è l’”in-contro” dell’alunno con i versi o la prosa di una letteratura lontana, ma ancora capace di parlare ai giovani e di affascinarli.
Durante uno scambio in occasione degli scrutini di gennaio, le insegnanti di Matematica e Fisica dei due corsi hanno pensato che il lavoro realizzato con la docente di Lettere potesse essere integrato con elementi importati dal mondo della fisica e della matematica. L’infinito e la molteplicità, il tutto e le parti, il caso e il determinismo, lo spazio in cui viviamo o vivremo, i sentimenti che quotidianamente proviamo – dalla solitudine all’amore, dalla miseria alla felicità: questi sono solo alcuni dei moltissimi temi sui quali l’uomo, scrittore o scienziato, si è fermato a riflettere.
Per gli studenti l’occasione per una riflessione profonda è stata la perdita fisica della scuola, e di conseguenza della loro identità come classe: e cosa rimane della scuola, se viene privata dei suoi elementi costitutivi e fondanti, cioè gli studenti e i docenti? Se da una parte negli ultimi mesi, a causa dell’emergenza sanitaria, le nostre abitazioni si sono ritrovate ad essere sature, la scuola al contrario è diventata per tutti noi uno spazio vuoto: ed è in quel vuoto – presente dentro e intorno a noi – che siamo andati a ricercare l’infinito.