Scritta nella prima fase della pandemia, a ridosso dell’improvvisa chiusura delle scuole e del lockdown nazionale, questa breve pièce è un improbabile dialogo di innamorati lontani, intinto di nostalgia per un contatto degenerato in contagio. Ma è anche e soprattutto un elogio alla letteratura come risorsa, e alla fantasia come privilegio irriducibile degli uomini.
Di volta in volta Lui e Lei, infatti, si trasmettono – malgrado la distanza e mentre tutto si fa sempre più buio – l’equivalente di un abbraccio, un messaggio, una carezza, attraverso le parole di testi letterari, tutti legati all’idea dell’amore come cedimento fantastico, anche nei casi in cui è carnale. Una nuova figura, a quel punto, veste i panni del brano citato, incaricandosi di tendere il fragile filo che lega gli amanti nel cuore del disastro.
Nel nostro tempo, i ragazzi di tutte le età sono stati privati della possibilità e del gusto di abbandonarsi. Hanno provato davvero quella “amputazione”, rappresentata nel corto dalle mani che mancano e che poi a un certo punto, con dolcezza, vengono restituite ai personaggi. Il peso del confinamento, in persone tra i 15 e i 20 anni, significa sempre soffocare un amore: sia che questo amore abbia un volto e un nome, oltre le mura domestiche, sia che si tratti di un’idea scorporata che trema al desiderio di incarnarsi.
La pièce nasce non per risarcirli – anche perché non è possibile nessuna redenzione – ma per esprimere una intensa e profonda solidarietà per quel loro amore sottratto, o imprigionato, o anche soltanto limitato nel suo movimento.
I ragazzi che recitano in questo cortometraggio sono stati fin da subito informati che di questo lavoro sarebbero stati i destinatari, prima ancora che gli interpreti. La regia fantasiosa e il montaggio sono capaci di conferire un proprio carattere a ciascuna delle coppie portate sullo schermo, mentre un setting specifico accompagna ciascuno dei brani “rubati” ai capolavori passati. Il risultato è un quadro in movimento, piacevolmente screziato; ed è, per quel che rappresenta, un modo di rendere parzialmente giustizia a tutta la tenerezza dei ragazzi in quest’ultimo anno. Gli attori – i destinatari – ci hanno visibilmente creduto.